Mattia Bullo A.S. 2015-2016

Liceo scientifico delle scienze applicate I.S.I.S. Arturo Malignani

Classe IV Sezione D

RESOCONTO DELL’ESPERIENZA DI MOBILITA’ INTERNAZIONALE INDIVIDUALE

Dal 05.02.2016 al 22.07.2016

Secondo quadrimestre a Berlino

 

Perché sono partito?

Tutto ha avuto inizio mentre frequentavo la terza. Avevo sentito parlare di vari Programmi interculturali e l’idea mi ha incuriosito. Avevo già fatto un’esperienza di questo tipo alle scuole medie, ma partire da solo sarebbe stato senza dubbio una sfida molto più difficile ed interessante.

All’inizio non avevo pensato alla Germania in particolare, ma mi ero sottoposto alla selezione per una posizione per un Paese (europeo o extraeuropeo) che coincidesse con  sportivi e culturali. Dopo i test di ammissione mi si aprirono due possibilità: la prima era di passare l’anno successivo in Serbia, a Novi Sad; la seconda di partire con l’organizzazione GLS-Berlin, un’organizzazione che si occupa di scambi interculturali esclusivamente con la Germania, e che mi dava la garanzia di risiedere nella capitale. Avendo già studiato il tedesco negli anni precedenti ed avendo ottenuto un certificato di competenza linguistica utile alla comunicazione di base dal “Goethe Institut”, ho deciso di mettermi alla prova con il tedesco.

Ovviamente volevo anche capire un po’ meglio ciò che accomuna e distingue la cultura italiana da quella tedesca, che viene spesso rappresentata in modo stereotipato. Per arrivare a ciò, non c’è modo più efficace che vivere in una tipica famiglia tedesca. E così è iniziato il mio semestre berlinese.

 

Esperienza scolastica

Sono stato inserito nel Gymnasium (liceo) “Gebrueder Montgolfier”, in una zona residenziale della parte sud-est di Berlino, quindi ex-Berlino Est, all’inizio del secondo semestre. La scuola comprende sia le scuole medie che superiori, e conta approssimativamente 600 studenti, di cui 3 stranieri in mobilità. Inoltre la scuola organizza anche corsi serali per rifugiati, adulti e minori, a cui insegnano prevalentemente la lingua tedesca.

Il liceo tedesco è quadriennale, ed io sono stato inserito nella penultima classe, quindi la terza. Gli studenti non sono organizzati né per classi né per sezioni, in quanto ogni studente sceglie il proprio curriculum personalizzato e segue determinati corsi. Da qui la mia prima difficoltà: capire questo tipo di organizzazione ed adeguarmi a gruppi di ragazzi diversi. Questo ha comportato una certa difficoltà ad approfondire le conoscenze e le amicizie.

A causa del sistema con percorso individualizzato, ciascuno studente ha orari diversi e può avere più o meno ore di lezione settimanali rispetto agli altri studenti. Ciascuno sceglie due materie elettive (5 ore settimanali) mentre tutte le altre discipline sono articolate in 3 lezioni settimanali, sempre da 45 minuti. Io come materie elettive ho scelto Inglese e Biologia, mentre come materie standard ho frequentato Tedesco, Matematica, Chimica, Fisica, Informatica, Storia, Filosofia ed Educazione fisica (2 ore settimanali), per un totale di 33 ore settimanali. Quindi, rispetto al curriculum italiano, mancano Italiano e Storia dell’Arte.

Qui è nata la mia seconda difficoltà: non esistendo in Germania alcun tipo di percorso semplificato per gli studenti stranieri in mobilità, io ho dovuto seguire le lezioni come gli studenti locali, quindi solo in lingua tedesca. Siccome i primi tre mesi sono stati solamente di lezione, io capivo veramente poco. Molti argomenti erano troppo complessi perché io potessi capirli in tedesco, e mi sentivo ogni sera molto stanco per questo sforzo linguistico. Devo specificare anche che nel sistema liceale tedesco non esistono né verifiche né interrogazioni orali durante il periodo delle lezioni, che sono sostituite da un unico vero e proprio esame in ciascuna materia a semestre. Normalmente gli studenti stranieri non prendono parte ai suddetti esami – perché la valutazione non è obbligatoria - , ma io ho scelto di parteciparvi per mettere alla prova le mie competenze nella lingua e in ogni singola materia, anche se un’importante percentuale del voto valuta proprio il corretto utilizzo del tedesco. Questo spiega perché il documento di valutazione non contiene le valutazioni in tutte le materie; inoltre i voti sono perlopiù indicativi in quanto il documento non è ufficiale e si riferiscono solo alla prova dell’esame finale.

A proposito delle lezioni, le materie scientifiche (Informatica, Fisica e Chimica) si svolgono sempre in laboratorio, con frequente utilizzo delle attrezzature, mentre le lezioni di tutte le altre materie sono di tipo frontale alternate a lavori di gruppo. Personalmente ho notato alcune differenze tra il metodo di insegnamento italiano e quello tedesco. Per prima cosa, gli studenti a lezione intervengono molto raramente in modo spontaneo, di solito parlano solo se interpellati e fanno poche domande a lezione. Sono anche molto disciplinati (non ho mai assistito ad un richiamo da parte di un insegnante!) e le lezioni si svolgono nel silenzio assoluto. Inoltre ci sono delle differenze anche nel modo in cui è affrontata ciascuna materia. Per quanto riguarda Storia e Filosofia, l’attività principale è l’analisi dei documenti. Nelle ore di lezione l’insegnante porta una scheda con un documento, gli studenti si radunano in gruppi e lo analizzano; al termine della lezione ciascun gruppo presenta il proprio risultato. Un  metodo simile si applica in Tedesco (letteratura), poiché l’argomento principale del semestre era l’analisi delle poesie. Dunque era molto frequente che, a lezione, ci si dividesse in gruppi e si svolgesse l’analisi di una poesia. In generale, direi che l’attenzione data allo studio teorico delle discipline nella scuola tedesca è quasi inesistente: si dà molta più importanza all’aspetto pratico di ciascuna materia. Questo vale anche per la maggior parte delle materie scientifiche: Fisica, Chimica ed Informatica si tengono sempre in laboratorio, e quasi ogni lezione si svolgono esperimenti (anche qui a gruppi), dopo una breve esposizione dell’aspetto teorico dell’argomento. Anche in Matematica si dà molta più importanza alla parte applicativa che a quella teorica: quando si affronta un argomento, la teoria è affrontata in pochissime ore di lezione (una o due), e poi a lezione ci si raduna anche qui in gruppi e si svolgono esercizi sotto la guida del professore. Si dà per scontato che gli studenti la teoria la studino per conto proprio a casa, ed io ho trovato parecchie difficoltà nella comprensione degli argomenti, anche perché non era sufficiente l’utilizzo del vocabolario italiano.

Biologia costituisce un’eccezione: qui infatti viene data molta importanza allo studio teorico, mentre non si svolgono mai esperimenti. Quando ho scelto Biologia mi aspettavo un’ impostazione molto diversa, ed anche un programma molto diverso: infatti tutto il programma di Biologia del semestre era incentrato sull’Ecologia, quindi un percorso molto diverso da quello svolto in Italia. Inoltre è data molta importanza all’aspetto nozionistico della materia: la parte teorica non è affatto trascurata. Anche in Inglese, l’altra mia materia elettiva, lo studio era importante, anche se qui la maggior parte del programma era finalizzata a migliorare le nostre competenze attraverso molto esercizio. Anche qui il programma è diverso da quello italiano: si trascura infatti completamente la letteratura inglese, e si svolge un percorso finalizzato a migliorare le abilità di ciascuno nella scrittura, comprensione del testo, ascolto e per ampliare il vocabolario. E’ inoltre frequente la pratica di guardare film in inglese sottotitolati o in inglese o in tedesco, molto utile per rafforzare la comprensione dei dialoghi.

Educazione fisica è invece una materia particolare, in quanto è possibile scegliere tra più corsi, ciascuno che tratta un unico sport, ed imparare quello sport per tutto l’anno scolastico. Tra le alternative a me offerte c’erano taekwondo, fitness e ginnastica artistica. La mia scelta è ricaduta sul taekwondo, in parte per curiosità, in parte per la mancanza di alternative. Il corso di Educazione fisica è un corso extracurricolare, quindi la valutazione non concorre all’esito finale.

Purtroppo non ho avuto modo di studiare Italiano e Storia dell’arte, in quanto questi due corsi non esistono nel Gymnasium da me frequentato.

In generale, ho trovato anche differenze nel modo in cui gli studenti si rapportano fra di loro: inizialmente mi sono sembrati molto meno aperti e disponibili degli studenti italiani. Nello stringere amicizie mi è stato molto d’aiuto il mio fratello ospitante Till, che mi ha inserito nel suo gruppo di amici, tutti molto socievoli, curiosi e gentili nei miei confronti, e con cui ho stretto un legame di amicizia. Alla fine, ho modificato la mia impressione iniziale e ritengo che le persone che ho conosciuto meglio si sono dimostrate in genere molto aperte, che danno molta più importanza alle somiglianze che alle differenze tra le persone di cultura diversa e che si curano molto poco delle apparenze, ma tendono ad  approfondire i rapporti.

Una riflessione a parte merita il corso extrascolastico di tedesco che ho svolto con la mia organizzazione. La GLS-Berlin ha appunto organizzato dei corsi, nel pomeriggio dopo la scuola, per tutti gli studenti impegnati in questo progetto, un’ora e mezza di lezione per due volte alla settimana, il martedì e il giovedì. Questa per me è stata una fortuna, perché mi ha permesso di velocizzare l’apprendimento della lingua tedesca, nonostante mi ci volesse un’ora di metropolitana per raggiungere la sede dell’organizzazione dove si teneva il suddetto corso. Al corso non partecipavano molte persone, quindi è stato molto facile per gli insegnanti concentrarsi sulle lacune di ciascuno di noi studenti. Parallelamente al corso, l’organizzazione proponeva  anche molte attività culturali molto interessanti. Purtroppo durante il corso gli insegnanti cambiavano spesso, quindi non abbiamo potuto seguire un programma regolare, ma è stato comunque molto utile ed efficace. La GLS organizzava anche uscite di gruppo e gite, a cui talvolta ho partecipato. Ora, intendo mettere a frutto questa esperienza linguistica  e fare entro l’anno l’esame di tedesco B2 al “Goethe Institut” di Trieste.

 

Esperienza in famiglia

L’esperienza in famiglia è stata senza dubbio una parte fondamentale e del tutto positiva della mia esperienza all’estero, in quanto ho avuto la possibilità di vivere in una vera famiglia tedesca e quindi imparare molto sulla loro cultura, sulle loro abitudini e prendere parte a molti eventi tradizionali e tipici.

La famiglia in cui sono stato accolto è composta da Robert, che di mestiere fa il musicista ed insegnante di musica, Ulrike, infermiera, e due fratelli. Il maggiore si chiama Till, ha frequentato il mio stesso anno alla mia stessa scuola ed è colui che mi ha aiutato nei primi mesi ad integrarmi sia a scuola che nell’ambiente dei coetanei e a svolgere i compiti per casa, spiegandomi le consegne. Il minore dei fratelli si chiama Moritz: ho avuto modo di conoscerlo soltanto nell’ultimo mese perché anche lui era impegnato in un’esperienza analoga alla mia in Inghilterra. Infatti, per i teenager berlinesi è molto comune trascorrere un anno all’estero, nonostante poi loro siano costretti a ripetere l’anno scolastico in Germania. Questo nucleo familiare era inoltre attorniato dai nonni e da molti amici, con i quali ho trascorso diversi weekend sia in città che nella casa di campagna. Entrambi i miei fratelli tedeschi nel loro tempo libero avevano un lavoro che li occupava per un paio di ore settimanali.

I genitori mi hanno parlato molto della loro giovinezza a Berlino-est, che faceva parte della DDR, ed attraverso i loro racconti ho appreso che la situazione nella Germania dell’est non presentava solo aspetti negativi come molti credono. E’ vero che la libertà era molto limitata (non si poteva possedere un telefono né viaggiare fuori dal blocco sovietico), ma è anche vero che l’istruzione di Robert e Ulrike è stata di alto livello e che le famiglie di entrambi non hanno mai avuto problemi finanziari nonostante non provenissero da famiglie facoltose. Insomma, ci tenevano a spiegarmi che, per loro,  non tutto di quel periodo è da buttare via e che bisogna studiare le singole situazioni prima di esprimere giudizi. Loro abitano nella stessa casa di origine della famiglia, che è stata ristrutturata come tutto il quartiere, e dove sono poche ormai le tracce del vecchio Stato.

I miei genitori tedeschi si sono dimostrati molto curiosi nei miei confronti, conoscono l’Italia e hanno visitato le città d’arte e sono sempre stati molto disponibili a raccontarmi tutto ciò che volevo sapere sulla cultura e sulla storia tedesca. Mi hanno anche  accompagnato in gite turistiche in tutto il Paese, per esempio a Leipzig e Weimar.

Se devo fare un confronto, da quello che ho potuto sperimentare, i genitori tedeschi hanno un approccio con i figli molto diverso dai genitori italiani: lasciano ai figli molta più autonomia e indipendenza. In casa raramente si sta insieme e i momenti del pasto non sono così importati come in Italia (ognuno si arrangia con ciò che trova nel frigo). Grande importanza hanno invece le ricorrenze familiari, dove tutti si ritrovano per interi pomeriggi o serate; così è stato anche per il mio diciottesimo compleanno.

 

Berlino multi-kulti

Questo soprannome è stato dato alla città dal suo sindaco storico, Klaus Wowereit, che ha l’ha governata per 13 anni, e fa riferimento alla vocazione multiculturale oggi evidentissima. Il multiculturalismo è un pilastro della società berlinese, ed è ciò che la rende così dinamica, varia ed interessante. E non mi riferisco solo alla comunità turca, ormai integrata, ma anche ai numerosi italiani soprattutto professionisti che, dopo la  caduta del muro, hanno trovato lavoro e si sono stabiliti lì. Io ho avuto spesso l’impressione che l’italiano fosse la lingua straniera più parlata a Berlino!

A proposito di proposta culturale, non credo sia il caso di parlare qui degli  innumerevoli monumenti  storici e artistici a Berlino, ma vorrei citarne alcuni che, secondo me, esprimono al meglio lo spirito della città e che rappresentano due momenti storici del ‘900 fondamentali per la sua storia e per la storia europea: l’East Side Gallery da una parte e il Museo ebraico e campo di concentramento di Buchenwald dall’altra.

La East Side Gallery è uno dei luoghi  che raccontano meglio la trasformazione della città di Berlino dopo la caduta del muro. Alla distruzione del muro è sopravvissuto infatti un tratto lungo la Sprea, il fiume che attraversa Berlino, nella parte est della città. Dopo la caduta del muro, in questa zona si sono radunati molti artisti, che hanno dipinto le loro opere sul muro stesso sotto forma di murales. Il primo murales fu dipinto nell’89 da Christine Mac Lean, che fu poi seguita da moltissimi altri artisti che dipinsero un tratto di muro lungo 1,3 km, trasformandolo così nella più lunga galleria d’arte all’aperto al mondo. Ho pensato di citare questo esempio perché credo che esprima al meglio la trasformazione che la città ha subito dall’89 in poi. Nei murales lungo il muro sono raccontate moltissime storie che rappresentano tutti i sentimenti di coloro che sono stati separati dalle proprie famiglie alla costruzione del muro nel 1961. Storie tragiche che si alternano a murales che rappresentano la fiducia nel futuro e in un mondo più giusto.

Infine vorrei citare sono alcuni dei monumenti che hanno come tema l’Olocausto. In questi monumenti si legge tutto il dolore e tutto il rimorso che la Germania prova per quanto è accaduto durante il nazismo. I tedeschi si sentono tuttora responsabili del genocidio degli Ebrei, e ricordano questa tragedia in moltissimi luoghi e con monumenti commemorativi di ogni tipo. Ciò dimostra secondo me una grande capacità di autocritica, pubblica e mai finita, che ho apprezzato.

Fra tutti quelli che ho visitato sono due quelli che mi hanno colpito di più: il campo di concentramento di Buchenwald e il Museo Ebraico dell’architetto statunitense Daniel Libeskind, figlio di due ebrei polacchi sopravissuti alla Shoah. Personalmente, non essendo mai stato prima in un campo di concentramento, sono rimasto molto colpito dal sito: tra gli alberi, vicinissimo a Weimar, sembra un paesaggio lunare. La visita a Buchenwald mi ha permesso di immaginare come poteva essere il luogo all’epoca. Leggere i nomi dei caduti è stato molto difficile, ma credo che la visita ad un campo di concentramento sia un’esperienza emotiva da fare assolutamente. Invece, la visita al Museo Ebraico è stata un’esperienza di tutt’altro genere. L’architetto che l’ha progettato, Daniel Libeskind, è famoso in tutto il mondo, ed il suddetto museo è considerato uno dei suoi capolavori. Si chiama museo, perché c’è anche una parte espositiva sulla cultura ebraica, ma Lebeskind ha voluto fare un edificio in cui si potessero rivivere le sensazioni dei deportati di allora per cui l’atmosfera è unica: gli spazi, i colori, l’angolazione delle pareti, le altezze diverse delle steli commemorative e la loro inclinazione, gli angoli bui, i rumori amplificati, rendono l’atmosfera veramente angosciante e non possono non coinvolgere il visitatore.

Ad ogni modo,  per me i siti sopra elencati rimangono quelli che esprimano al meglio l’atmosfera che c’è a Berlino: una città che ha vissuto e vive una continua trasformazione, che ha gestito una transizione dagli anni bui del Nazismo e della Guerra Fredda ad una attualità proiettata verso un futuro che, per ora, sembra splendente e del quale fanno parte anche persone di culture e lingue diverse, europee ed extraeuropee.

 

Difficoltà e valutazione dell’esperienza

Non posso negare che le difficoltà sono state molte: innanzitutto l’apprendimento della lingua è stato un percorso molto faticoso e complicato, ed il fatto di non sapere bene la lingua in partenza  ha comportato che io a scuola passassi molto tempo a capire la lingua e non i contenuti delle materie. All’inizio capivo proprio poco e ogni tanto questo mi ha scoraggiato e messo a confronto con i miei limiti. Inoltre, parlare e pensare in una lingua diversa dalla propria lingua madre richiede un notevole sforzo di concentrazione che doveva continuare anche a casa.

Tuttavia, tutto sommato l’esperienza è stata indubbiamente estremamente utile e positiva, poiché non solo mi ha permesso di imparare una lingua straniera importante come il tedesco, ma mi ha anche fatto scoprire una cultura molto più vitale e aperta di quanto immaginassi e di fare amicizia con ragazzi di un’altra lingua. Sicuramente ora mi sento a casa anche in un altro Paese europeo e di questo sono orgoglioso.